Il Diritto del Lavoro: la disciplina che regola i rapporti tra titolare e dipendente

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Se si pensa a quanto sia lunga la storia dell’uomo e di come esso sia stato sempre costretto, sia in proprio sia come “dipendente”, a lavorare, ci rendiamo conto di quanto invece stranamente il Diritto del Lavoro sia una materia giovanissima.

 

Ma cos’è esattamente il Diritto del Lavoro e quando si è iniziato a parlare dei diritti dei lavoratori?

 

Wikipedia ne dà una definizione che, seppur sintetica, è allo stesso tempo abbastanza esaustiva: “Il diritto del lavoro è quel ramo del diritto privato che studia la disciplina degli aspetti ed i problemi attinenti alla disciplina del lavoro, del rapporto di lavoro, e tutte le tematiche ad esso collegate. Si tratta di una disciplina che è nata e si è sviluppata per regolare e attenuare le problematiche sociali sorte con la prima rivoluzione industriale”.

 

E in effetti fu proprio ai tempi della prima rivoluzione industriale, ovvero tra la fine del ‘700 e i primi anni dell’800, che si iniziò a parlare dei diritti dei lavoratori i quali, fino a quel momento, erano invece visti come poco più che schiavi, una mera “merce”, con orari di lavoro impensabili oggi e con paghe davvero misere. La cosa che inoltre oggi sconvolge parecchio è che era normale che anche i bambini, già dalla tenera età di 5 o 6 anni, venissero impiegati come forza lavoro. Emblema di questa condizione è il famosissimo romanzo di Charles Dickens, Oliver Twist, che ci offre uno spaccato della vita dei bambini più poveri della Londra vittoriana.

 

Oggi per fortuna i tempi sono molto cambiati, soprattutto grazie alle tante persone e associazioni che nel corso della storia si sono battute proprio per mettere nero su bianco i diritti dei lavoratori e soprattutto per difenderli. Ed è stata addirittura indetta una festa internazionale per sottolineare questo: la ricorrenza che appunto ci ricorda quanto siano importanti tali diritti ricorre ogni anno il 1° Maggio.

 

Cos’è il diritto del lavoro

Grazie alla definizione fornitaci da Wikipedia, abbiamo già capito, anche se a grandi linee, di cosa si occupa il diritto del lavoro. Andiamo però a vedere nel dettaglio cos’è esattamente.

 

Il diritto del lavoro è, appunto, una branca del Diritto Privato, che ha però un focus particolare sui lavoratori. Più in dettaglio, si occupa di regolare i rapporti tra il datore di lavoro e i lavoratori. Come vedremo nel corso di questo articolo, il diritto del lavoro tende a proteggere maggiormente i lavoratori, dato che, proprio questi ultimi, nel rapporto titolare-dipendente, sono la parte più debole.

 

Dalla già citata rivoluzione industriale ad oggi di strada se n’è fatta: i primi movimenti furono quelli socialisti fatti sia da lavoratori sia da gente che, seppur benestante, si era resa conto di come queste povere anime soffrissero le ingiustizie di chi possedeva le fabbriche.

 

Oggi il lavoratore per fortuna è visto come una risorsa, un soggetto fondamentale per la produzione di beni e servizi e va dunque tutelato. Ma non mancano però di certo le ingiustizie: lavoro in nero, mancanza di sicurezza, sfruttamento e salari non commisurati al tipo di lavoro svolto ecc. Proprio per questo vi sono gli enti istituzionali atti alla vigilanza e figure professionali che lavorando per le aziende garantiscono le migliori condizioni lavorative ai dipendenti.

 

Le fonti del Diritto del lavoro

Il Diritto del lavoro trova le sue fonti direttamente nella Costituzione Italiana e, in particolare, si basa su tre articoli; si tratta pertanto di diritti irrevocabili:

  • L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. (art. 1.)
  • La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. (art. 4.)
  • Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. (art. 36.)

Il primo articolo, che conosciamo tutti, ci fa capire quanto il lavoro abbia non solo importanza individuale ma anche, e soprattutto, sociale, facendo leva sul principio di lavorista: la nostra Repubblica si basa proprio sul lavoro. Il lavoro viene quindi visto come uno strumento di progresso non solo per il singolo ma per l’intera comunità. Non si fa neanche fatica a comprendere questo concetto: basti pensare a tutte le opere pubbliche e private, a tutte le tecnologie sviluppate proprio tramite il lavoro che ci hanno reso la vita molto più semplice rispetto al passato. Non dimentichiamoci poi che proprio grazie al lavoro possiamo pagare i tributi, fondamentali per garantire a tutti i cittadini italiani alcuni diritti essenziali come quello alla sanità.

 

Da un punto di vista individuale, il lavoro garantisce a ciascun individuo la libertà e l’indipendenza poiché proprio grazie a questo ogni singolo cittadino può sostentarsi, può mantenere la propria famiglia (facendo riferimento ai minori) e, proprio grazie all’indipendenza economica, può avere una progettualità per la propria vita.   

 

Nell’articolo 4 si parla del diritto-dovere al lavoro. Questo articolo ci dice che lo Stato si impegna nel mettere in atto una politica volta a creare delle situazioni favorevoli affinché si creino sempre più opportunità di lavoro per i cittadini, andando quindi a contrastare il fenomeno della disoccupazione.

 

D’altra parte, i cittadini hanno il dovere morale di contribuire alla società con il proprio lavoro. Come già detto, infatti, è proprio in virtù del lavoro e delle conseguenti tasse, termine non molto apprezzato, che il nostro Governo può mettere a punto leggi volte a migliorare le nostre condizioni e a garantire i servizi essenziali. E basti pensare che alcuni servizi che riteniamo essenziali e dovuti in Italia non lo sono altrettanto in altri paesi, uno su tutti la sanità pubblica.

 

Lo statuto dei lavoratori

Corpo fondamentale del Diritto del lavoro è lo Statuto dei lavoratori, ovvero, la Legge n. 300 del 20 maggio 1970, il cui testo reca “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”.

 

Tale statuto è stato modificato nel corso degli anni, con correzioni e integrazioni, volte proprio a tutelare i lavoratori sotto ogni aspetto.

 

L’approvazione di questa legge avvenne in seguito alla cosiddetta “stagione d’autunno caldo”, ovvero un periodo storico sviluppatosi nell’autunno del ’69 a seguito delle proteste sindacali che chiedevano per i dipendenti metalmeccanici un adeguamento salariale nonché l’approvazione di norme di tutela e garanzia per i lavoratori, quali la Legge 1124/1965 in materia di infortuni e malattie.

 

Il cardine del Diritto del lavoro: il contratto

Come già detto, il punto cardine su cui si sviluppa l’intero del Diritto del Lavoro è la disciplina della relazione giuridica tra il datore di lavoro ed il lavoratore. Tale rapporto trova la sua fonte in un contratto.

 

Le motivazioni per cui è stato necessario creare una serie di norme tali da disciplinare il rapporto tra datore di lavoro e dipendente sono state già accennate; bisogna infatti pensare che, mentre in qualsiasi tipo di contratto tra privati vi è un’effettiva posizione di parità, quando si parla di contratto di lavoro questa parità non è necessariamente garantita. Infatti, se da un punto di vista giuridico dipendente e datore di lavoro sono effettivamente sullo stesso piano, in quanto entrambi sono soggetti liberi ed eguali, non si può dire lo stesso sul piano economico. In quest’ultimo caso, infatti, il datore di lavoro si trova in una posizione sicuramente più vantaggiosa rispetto al dipendente che, quindi, va tutelato.

 

Il lavoratore, infatti, proprio per sostentarsi è obbligato a lavorare e questo lo mette in una posizione di subordinazione rispetto al datore di lavoro che, proprio facendosi forza di questa necessità del dipendente, potrebbe attuare comportamenti ingiusti nei suoi confronti.

 

Lo scopo del Diritto del Lavoro è proprio quello di debellare i soprusi a cui i lavoratori vengono spesso sottoposti.

 

La tutela viene garantita dallo Stato non solo attraverso il Diritto del Lavoro e gli articoli della Costituzione, ma anche tramite il riconoscimento di apposite strutture, quali le associazioni sindacali, che hanno come attività primaria proprio quella di garantire gli interessi dei lavoratori.

 

Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro o CCNL

Per Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro o CCNL si intende un accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati e le associazioni rappresentative dei datori di lavoro. In pratica si tratta dunque di un accordo fatto da una parte da chi rappresenta i lavoratori e, dall’altra da chi rappresenta i titolari con lo scopo di venirsi incontro rispettando le esigenze di entrambe le parti. Il frutto di questa discussione è, appunto, il CCNL nel quale sono contenuti, ad esempio, i trattamenti economici e normativi minimi comuni per tutti i lavoratori del settore a cui, necessariamente, si devono conformare i contratti individuali.

 

Possiamo definire quindi il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro come una traccia: al lavoratore deve essere garantito tutto quello che il CCNL contiene (come orario massimo, salario minimo e numero di giorni di ferie retribuite), ma, in seguito, possono essere presi degli accordi tra titolare e dipendente che, ad esempio, riconoscono al dipendente degli optional come uno stipendio più alto, il premio produzione, la quattordicesima e così via.

 

Le tre branche del Diritto del Lavoro

Il Diritto del Lavoro agisce su più fronti e proprio per questo esso si suddivide in tre macroaree:

  • Diritto del Lavoro in senso stretto;
  • Diritto Sindacale;
  • Legislazione sociale.

Il Diritto privato del lavoro tout court si occupa proprio del contratto di lavoro che si stipula tra il dipendente e il datore di lavoro. In poche parole, esso si occupa di garantire al lavoratore che il contratto propostogli sia pienamente in linea con le normative vigenti per quel dato CCNL e quindi che abbia il giusto inquadramento, le giuste ore di lavoro, le ferie retribuite, la giusta paga e tutti i diritti che gli spettano.

 

Il Diritto sindacale è la facoltà di aderire a un'organizzazione sindacale al fine di tutelare le libertà fondamentali all'interno del luogo di lavoro. I sindacati sono quindi degli enti riconosciuti a cui tutti i lavoratori possono liberamente aderire. Il loro compito è soprattutto quello di intervenire nel rapporto tra datore di lavoro e dipendente, avviando un dialogo che possa garantire a quest’ultimo i giusti diritti come l’adeguamento salariale o la sicurezza sul e del posto di lavoro, tema molto discusso e, purtroppo, ancora oggi troppo spesso in prima pagina. Infatti, nonostante apposite figure preposte proprio alla sicurezza, gli enti peripatetici, gli incidenti sul lavoro sono ancora troppi.
I sindacati intervengono anche quando un’azienda vuole ridurre i posti di lavoro o addirittura chiudere. In questo caso il loro obiettivo è quello di trovare una soluzione affinché i lavoratori possano in qualche modo conservare il proprio lavoro.

 

Una delle funzioni fondamentali dei sindacati è la trattativa con i rappresentanti dei datori di lavoro sui Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro in occasione del rinnovo. In generale, il loro compito è quello di rappresentare le categorie dei lavoratori nella difesa dei loro interessi all'interno dei luoghi di lavoro.

 

Ed, infine, vi è la Legislazione Sociale, ovvero il complesso delle norme che hanno per oggetto l'assistenza sociale e la previdenza sociale. La nostra Costituzione sancisce che “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale” e inoltre che “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”. In poche parole, la Legislazione Sociale è quel complesso di normative emanate dallo Stato che garantiscono a chi è diversamente abile o a chi è impossibilitato a lavorare per periodi più o meno lunghi, un indennizzo per il proprio sostentamento. Ad occuparsi di questo tipo di assistenza vi sono due enti statali, l’INPS e l’INAIL. La prima è l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale e si occupa delle pensioni (sia di vecchiaia sia di inabilità al lavoro) e della malattia (sia malattia “ordinaria”, sia malattia professionale) mentre l’INAIL, l’Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, si occupa appunto degli infortuni sul lavoro.

 

Uno sguardo al lato pragmatico 

Fino ad ora abbiamo visto cos’è il Diritto del Lavoro, quali sono le sue fonti, l’oggetto di studio, ovvero il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e quali sono le aree su cui interviene. Ma all’atto pratico, quali sono le azioni concrete, i servizi e le tutele tangibili che vengono garantite ai lavoratori?

 

Beh, abbiamo già accennato alla malattia e all’infortunio. Ogni lavoratore che è impossibilitato a lavorare per via di un infortunio o di una malattia, che sia professionale o meno, ha diritto a ricevere un indennizzo (salvo che poi venga superato il periodo di comporto). Ogni lavoratore ha poi diritto alle ferie retribuite (la cui durata dipende poi dal tipo di contratto), ai permessi, alla tredicesima e al Trattamento di Fine Rapporto, ovvero TFR.

 

Se poi ci addentriamo su quelli che sono i rapporti sociali, ci si apre un altro mondo per cui è stato necessario adeguare le leggi: parliamo ad esempio del mobbing, fenomeno prima del tutto sconosciuto, del quale solo recentemente si è parlato più intensamente ma la cui denuncia purtroppo ancora oggi si scontra con parecchie remore da parte del lavoratore per timore di ritorsioni.

 

Una figura di fondamentale importanza: il consulente del lavoro

Vi è una figura particolarmente importante per le aziende che aiuta notevolmente i titolari d’impresa a gestire i rapporti con i propri dipendenti; stiamo parlando del consulente del lavoro.

 

Questa figura professionale è esperta proprio del Diritto del Lavoro e mette a disposizione delle imprese tali conoscenze, aiutandole a gestire al meglio i propri dipendenti.

 

Il consulente del lavoro si occupa di diverse cose, come ad esempio, l’inquadramento dei dipendenti o l’elaborazione della busta paga; svolge poi un importante ruolo di supporto, sia per i dipendenti, che possono trovare nel consulente del lavoro una figura di riferimento per chiarire dubbi o capire quali sono esattamente i propri diritti, sia per i datori di lavoro che hanno in esso un coadiutore per tutta la parte burocratica.

 

E per chi lavora in proprio?

Per i lavoratori dipendenti vi è un’intera disciplina che ne tutela i diritti, ma un lavoratore autonomo può godere degli stessi diritti?

 

In questo caso la discussione verte soprattutto su diritti quali infortunio e malattia poiché il lavoratore autonomo non è economicamente subordinato a nessuno: egli decide i tipi di contratti, la paga e gestisce autonomamente i propri orari di lavoro e le proprie ferie.

 

Se però il dipendente da questo punto di vista è molto tutelato, per il lavoratore autonomo si presenta una situazione un po’ più complessa; se, infatti, per il dipendente è il datore di lavoro a pagare i contributi INPS e quelli INAIL, nel caso del lavoratore autonomo è lui stesso a doversi versare questi contributi. Per evitare di ritrovarsi in situazioni poco piacevoli, è meglio affidarsi ad un consulente esperto che abbia conoscenze della contabilità per i lavoratori autonomi e in campo fiscale. Sarà questa figura professionale a consigliare al meglio il lavoratore autonomo affinché non si trovi scoperto in caso di malattia o di infortunio. 


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